[] This is my blogchalk: Italy, Lombardia,
Milano, Bovisa, Italian, English, French, Zu, Male, 36-40, words,
music.
* Il blog è un apostrofo che rende pubblico un diario segreto,
per cui si passa dall'io che soffre all'io che s'offre. (Zu)
31.5.03
Declinazione
Tutti i colori del mondo non ci sarebbero senza il mio sguardo
ma la mia anima dice di esistere anche se spegni il tuo sguardo
L'altro rispecchia di me ciò che rivedo dentro il suo sguardo
condividendo così quanto ora tracima dai nostri sguardi
Quando la musica è l'anima che mi rimbalza nei vostri sguardi
mille catene s'intrecciano diamanti brillano nei loro sguardi.
L'ho caricata personalmente sul Milano-Napoli delle 15:13 dalla stazione Centrale. Pupa, vediamo se riesci a farla scendere a Roma come da programma. Sempre ammesso che non si sperda prima tra le nebbie padane fuggendo alla prima fermata dopo il ponte sul Po.
Pirotecnicamente, nel pomeriggio di ieri, si è svolta un'intervista presso lo IULM di Milano (Scienze della comunicazione). In verità, più che un'intervista è stata una chiacchierata, vivace, viva e partecipata. La finalità del docente e delle sue assistenti riguarda lo studio dei blog. Dopo averne analizzati una sessantina, hanno inaugurato la fase dei colloqui con i blogger o bloggatori, insomma con la schiera di chi scrive in rete ogni giorno per il piacere di farlo.
L'esordio è toccato a un trio composto da Rillo, che ha cooptato me, che a mia volta ho portato Mariemarion. Abbiamo parlato a lungo e ora non ho voglia di riassumere, però tra le definizioni del blog che abbiamo fornito, tutte vere e nessuna esaustiva, me ne è piaciuta una di Roberto, che diceva di una storia con il finale in divenire.
Tra i punti toccati, quello delle interrelazioni tra i blogger fornisce ulteriori spunti. Il primo elemento da considerare è quello della lettura dei blog altrui: un dato importante, verificabile analizzando collegamenti ipertestuali, commenti, citazioni o rimandi.
Esistono però anche i contatti diretti, personali, a proposito dei quali mi piacerebbe soddisfare alcune curiosità. Per questo vi invito a rispondere alle seguenti domande e a diffonderle in modo da allargare il più possibile il ventaglio di risposte (nei commenti o via e-mail):
1) Quali sono i blogger che avete conosciuto di persona?
2) In quale occasione?
3) Ve ne sono alcuni che conoscevate da prima di leggerli in rete?
4) Avete mai indotto qualcuno ad aprire un blog? Chi?
28 maggio 2001: 1 anno. 28 maggio 2002: 2 anni. 28 maggio 2003: 3 anni.
Lorenzo cresce sempre più bello e ieri lo abbiamo festeggiato ai giardinetti con tanti bimbi e qualche bambino più cresciutello, tra grandi divertimenti, un pizzico d'anarchia e qualche leccornia.
Nota a uso e consumo della blogosfera: ieri pomeriggio erano presenti due blogger oltre a me: Taurie e MarieMarion. Lorenzo però ha dimostrato tutto lo snobismo di chi trova più interessanti prato e pallone rispetto alle relazioni telematiche. Di tutta Internet, a lui piacciono solo il papero e la canzone della pizia.
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Londra, 22 maggio 1963; Madrid, 28 maggio 1969; Barcellona, 24 maggio 1989; Vienna, 23 maggio 1990; Atene, 18 maggio 1994; Manchester, 28 maggio 2003.
Le prime volte ero piccolino, altre ero proprio là, ieri ho approfittato dei beceri caroselli rumorosi per clacsonare a mia volta mentre facevo sbandierare uno storico stendardo rossonero a Bea (e pensare che lei è interista), girando nella notte di Milano con soste a Porta Romana e a S.Cristoforo.
In questi giorni sto ospitando qui Bea. Se dicendo "qui" non compare un link è perché non di collegamenti ipertestuali o citazioni si tratta, ma di presenza fisica a casa mia.
Diverse persone avvezze a leggere le sue parole mi chiedono: "Ma com'è?".
Senza tema di smentita posso dire che dal vivo è ancor più travolgente di quanto non sia con la scrittura, tanto che non è sempre facile tener dietro ai suoi ritmi, né cercare di conciliare il suo nottambulismo con gli orari dei bimbi (Arkangel, dove sei?).
Però, proprio come vale la pena leggerla, vale davvero la pena incontrarla, anche scontrandosi con l'intransigente dolcezza di un inesauribile trasgressivo "sacro cervello".
* personaggi fantastici di Mattatoio numero 5 di Kurt Vonnegut, ci vedrebbero in tutta la durata della nostra vita, come dei tubi fluorescenti che si estendono attraverso lo spazio e il tempo (la quarta dimensione) dalla nascita fino alla morte.
Tremila cose e ancora di più. Dall'ambito familiare a quello musicale, dall'ambito carnale a quello blogghereccio, una miscela di impegni sensazioni ed eventi ha lasciato il segno facendo di questa appena trascorsa una giornata di quelle da ricordare.
Ho visto bambine danzare, ho visto leopardi suonare, ho visto scrivani parlare e ho visto una pazza fuori-di-testa che l'altro giorno m'ha fatto incazzare. Abbiamo cenato tutti insieme, a una vera tavolata arricchita anche da altre presenze, diverse nuove conoscenze che si sono magicamente integrate, condite dalla presenza di una quaterna di bambini stile duracell.
A domani!
Ieri Proserpina è riuscita a rivolgere alcune domande a Stefano Benni in occasione della seconda giornata del Presidio del Libro a Castellana Grotte (resoconto dettagliato e foto).
Di Benni mi sono piaciuti diversi romanzi, alcuni mi hanno addirittura entusiasmato (Elianto su tutti). Con la prosa ci sa fare, azionando a mantice il registro comico, sollecitando abilmente il tasto politico e toccando qua e là le corde della poesia.
Negli anni si è cimentato con successo in testi teatrali, con minor fortuna nell'ambito cinematografico (il film Musica per vecchi animali, ispirato a Comici spaventati guerrieri, fu piuttosto deludente), ma in rete è sicuramente più noto per la propagazione telematica dei suoi articoli.
Ha scritto anche versi: e se il livello generale non può certo dirsi eccelso, qualche gustosa eccezione è più che apprezzabile. Tanto che in occasione di un discorso nuziale che mi chiesero di pronunciare, tra un raccontino zen e una frase di Jango Edwards scelsi di leggere anche la sua poesia:
Dopo il pacco pomeridiano, è ancora Pupa a informarci con un commento:
ore 21.31: bea è in località segreta, ma domani "apparirà" su tutte le reti a tutte le ore...meglio del discorso di fine anno di ciampi!!!! hehehe:P
NdT: il termine "pacco" in gergo milanese corrisponde alla "sòla" romana. La deludente sostanza è la medesima.
Stamane ce ne informava il commento lasciato da Pupa: ore nove e mezza: ora è in metro...e si dirige al duomo!!! spero che la madunnina non s'arrabbi!!! :)
Aggiornamento: dovrebbe arrivare qui in Bovisa tra poco (e forse andremo insieme a prendere i bimbi all'asilo e a scuola).
P.S.: se pensate che stia esagerando con questi dettagli di cronaca, sappiate che c'è perfino chi mi ha mandato un sms per avere notizie in diretta. Se il KGB avesse avuto a disposizione i blog...
Ieri l'ho chiamata al cellulare:
- Sei uscita dalla galleria?
- Ammè ir telefonino me odia! - Dove sei?
- Stavo a parla' coi colleghi... Sì, ho chiesto se me fanno fa' la barista sui treni! Dice: 'ma te tocca lavorà a Capodanno, a Pasqua...' Apposta, je risponno, è proprio quello che vojo fa io.
E Pupa ci racconta com'è stata la partenza da Roma:
marìmariò è partita! hurrah hurrah!!! se n'è andata a trovare i suoi amici milanesi e dintornesi. era emozionata come una bambina alla recita della scuola. aveva gli occhietti vispi vispi. e per una volta quel treno che le è partito davanti tante volte, stavolta è partito per lei! è salita sul treno con tutte le sue bestemmiucce di rito chè Ir Patre e grande carceriere era ansioso come non mai. l'abbiamo lasciata sul treno dietro la porta chiusa, al binario 4 (il suo numero), con una valigia piena di sogni e di speranze e la sua borsa piena di tutto (da buon toro si porta sempre con sè la casa!). marìmariò è partita su un Intercity scalcagnato che quasi s'è dovuta mettere il burka per non farsi riconoscere e per non far capire che Lei, la mitica, viaggiava su quel treno. ma credo che la gioia del viaggio e il sapere che tante persone la stanno aspettando, la faranno passare sopra anche al fatto che il finestrino è vicino al corridoio e non vicino alla strada che si lascia alle spalle. buon viaggio marìmariò! divertiti, te lo meriti. basta che torni presto chè Ir Patre sennò chi lo regge?
Da una riflessione di b.georg ha preso spunto il sondaggio di Squonk sui nomi dei blog, il loro significato e il motivo della scelta. Finora ha raccolto un'ottantina di risposte, smuovendo però le acque anche oltre i confini delle sue pagine.
Per quanto mi riguarda ho partecipato spiegando che: 1) Verba manent mi suonava in testa e non sapevo perché. Solo molto tempo dopo mi sono ricordato del disco di Frankie hi nrg e della pubblicità di una libreria di Seregno. Comunque il significato mi piace, perché è per dare spazio duraturo alle parole che mi venne voglia di aprire il blog. Una settimana dopo l'esordio, scoprii da un articolo su diario che esisteva un blog pubblico con lo stesso nome, scritto però verbamanent. Decisi di non rinunciare al mio, però poi aggiunsi tra parentesi (Zu), mio soprannome da molti anni. 2) Zu-ppa-zu-ppa--ppa, la tavolata, è un blog collettivo il cui titolo gioca tra musica, gastronomia e il mio soprannome (che nel tempo si è affermato come deformazione del nome, attraversando anno dopo anno l'assibilazione della palatale iniziale, quindi la metatesi della vocale alta anteriore e infine il troncamento: Giulio>SZulio>Zuilio>Zu).
Così rispondo anche pubblicamente a una domanda che mi rivolgono più o meno ogni dieci giorni. Baci, Zu
Un pezzo di Big Joe Turner s'intitola Love Roller Coaster, l'ottovolante dell'amore. Una giostra che molti, forse tutti, hanno gustato o subìto. Le montagne russe in realtà si percorrono in tutti gli ambiti, quindi parlerei più in generale di ottovolante della vita. Si scende e si risale, ogni volta è dura, ma ogni volta si può raggiungere un livello di consapevolezza superiore. Speriamo anche con l'auspicabile levità.
Ho goduto per la soddisfazione che devono avere provato dal palco l'altra sera in quel locale: quando partono con il pezzo Baci da Taormina, il pubblico canta con loro: bene, mi dico, lo conoscono; però quando il pezzo finisce, il pubblico non smette di cantare il ritornello... finché sono costretti a ricominciare a suonarlo. In effetti è un brano che conquista subito l'orecchio, il mattino dopo ce l'avevo ancora in testa, ma non è il solo: tutto il concerto è coinvolgente, sia per chi li segue abitualmente, sia per chi come me e chi mi stava accanto li vedeva dal vivo per la prima volta.
Attaccano dedicando Il gitano elettrico ai Leningrad Cowboys, proseguono con Fiori blu e via via che snocciolano il repertorio, al palato sovviene il retrogusto di suggestioni altre, il gusto retrò di contaminazioni azzeccatissime, rese digeribili e piacevoli dalla ballabilità del makkaroni ska. Le figurazioni toccano polka rumba e mambo, rimasticano pareggiandoli i fascinosi ritmi balcanici, combinano negli arrangiamenti l'incedere bandistico e quello del rock meticcio. Una musica bastarda, dai molti padri, eppure contrassegnata da una coerenza stilistica che si fa marchio individuale di un prodotto musicale gradevolmente riconoscibile.
La formazione sul palco poggia sulla solidità della base ritmica basso+batteria, coadiuvata dalle chitarre, che insieme alla tastiera si sdoppiano generando anche gli intrecci melodici che incontrano o lanciano la voce solista. Controcanto ricco e indispensabile quello dei fiati: una sezione a due elementi che alternano trombone a tiro e tuba, e sax soprano, tenore e baritono. Ad aggiungere colore contribuiscono le percussioni e i cori, ma anche la coreografia, con il fez leopardato irrinunciabile marchio di fabbrica del gruppo.
Le ispirazioni annusabili mostrano la cifra della consapevolezza e così è bello sentir riecheggiare in una macedonia anche geografica la Koçani Orkestar, far capolino la cultura Yiddish con la musica kletzmer, mentre feticci napoletani del genio Carosone vengono ricondotti nello stesso alveo in cui occhieggiano Paolo Conte e il miglior Capossela e il tutto ci viene fatto riassaporare attraverso le variegate esperienze dei musicanti che sudano per noi.
Sono tornato a casa contento di averli sentiti, contentissimo di avere rivisto vecchi amici e persone con cui avevo condiviso palchi e altri divertimenti.
E il disco Kanakapila ha superato anche la prova cuccioli: stamattina in bici, anziché la canzoncina di Peter Pan, tutti e tre cantavamo irrefrenabilmente:
ma l'Havana, l'Havana è un posto fantastico
anche se la vediamo solo nei depliant
questa cantina sociale è un porto di anime
sul vino galleggian le nostre bianche bugie...
Francesca venerdì ha dimenticato a scuola i quaderni. Non potendo fare i compiti, ha pensato di rimediare scrivendo ogni giorno qualcosa sul quaderno personale. Oggi mi ha mostrato una storiella, che ricopio fedelmente:
Questa e una storia
il pesce e lo squalo
Cera una volta
un pesce nuotava
un giorno uno squa=
lo si avicino al
pesce il pesce
grido "non mi mangi
are" lo squalo
disse "io non ti voglio
mangiare" poi i due
diventarono amici
un giorno arivo una
tempesta alora i
due amici si tufa=
rono soto acqua
e visero felici e
contenti per tutta la
vita
Finita la storia
e fine del mare.
L'anima, il soul. Ma non solo soul, anche rhythm & blues. Cioè, il ritmo ve lo diamo, la tristezza, il blues, ve la togliamo. Sul palco siamo un marchingegno sonoro colorato di scuro. La macchina dal suono nero, la
Stasera, se avete voglia di veder infrangere la parete invisibile tra pubblico e palco, se vi attira l'idea di lasciarvi travolgere da onde di energia travestite da note musicali, se desiderate ascoltarci e magari cantare con noi, se volete muovervi e ancheggiare anche voi, venite al
Mi Cantino via Dante, 6 - Monza (MI) - tel. 039-322970
Noi saremo lì e verso le 22:30 inizieremo il concerto:
Zu (voce) - Marina, Roberta, Sara (voci) Angelo (sax tenore), Ivan (tromba), Sergio (sax contralto), * Matteo (chitarra) - Alfredo (tastiera) - Luigi (basso) - Roberto (batteria) * ancora in forse: Mauro (sax tenore) - ragazze, preparatevi a coccolarlo.
Bastano pochi giorni ventosi per dimenticare quelli merdosi, quelli in cui si stramaledice l'aria mefitica che dobbiamo necessariamente ammannire giorno dopo giorno ai nostri polmoni metropolitani. La memoria si annulla quando si tratta di programmare provvedimenti anziché campare alla giornata, specialmente se il principio da perseguire cozza con altri interessi. Migliorare la qualità della vita per la collettività urbana biologicamente legata all'ossigeno oppure assicurare la priorità ai flussi di danaro che accompagnano, confezionandola, la merda propinataci come status quo immodificabile? Piegarsi alla visione di una città per le automobili e alla proliferazione di edifici termicamente assurdi oppure provare a ripensare le cose, rasentando perfino l'eresia anticonsumistica? Dubbi puramente teorici per l'amministrazione pubblica comunale, provinciale e regionale (più in là non mi spingo, per carità, dovessero denunciarmi per vilipendio...). Dubbi che però voglio immaginare possano insinuarsi in un numero sempre maggiore di coscienze vigili, di persone che hanno a cuore anche la vita reale e non solo quella raffigurata nei grafici dei bilanci.
iniziative a due ruote come quella di ieri, ossia la Critical Mass del giovedì (Auro ne sa qualcosa);
iniziative senza le quattro ruote come quella di domani: 100 strade sicure, sabato 17 maggio dalle ore 9 alle ore 12:30 in via Catone (Milano, zona Bovisa).
P.S.: per questioni riguardanti gli edifici e l'ecologia, lasciamo parlare chi se ne intende...
Il sole giaguaro fu la prima e più remota delle quattro epoche cosmogoniche, nella quale i giganti che erano stati creati dagli dei vivevano in caverne, mangiavano frutti selvatici e radici, erano attaccati e divorati dai giaguari. Quest'epoca azteca è relativa al periodo geologico quaternario, come è indicato dalla scoperta di ossa di mostri antidiluviani trovate in profondi burroni sotto spessi strati litosferici.
Tutto questo e molto molto altro dice il calendario azteco appeso poco sopra il monitor del mio computer, a sostituire uno specchio che ho tolto per motivi inerenti al feng shui.
Però non capisco se e come risponda alla domanda: il tempo scorre o gira?
...stasera vado a sentire un amico che suona. Si chiama Fabio Ranza, è un chitarrista con un po' di storia alle spalle, sia come collaboratore di personaggi più famosi (Fabio Concato, Roberto Vecchioni, Marco Ferradini), sia per la sua produzione personale (Green and Blue songs, Not too loud, The inner voice is calling, Feel to Be).
Si esibirà con la cantante Elisabetta Zamberlan e rivisiteranno brani di Joni Mitchell nella sua veste jazz (dal cd Mingus in poi) e qualche pezzo di Rickie Lee Jones, Alanis Morissette, John McLaughlin, John Coltrane, raccolti anche nel cd Be Cool.
Ore 21:30, presso la ratera di via Ratti a Milano (zona Lampugnano).
Solidarietà e comprensione per la mia corporazione
Mesi fa (su Libreria ocurréncia) scrivevo: "Perfino tra lettori assidui, troppo spesso ci si dimentica che per i testi di autori stranieri quelle che leggiamo sono in realtà parole tradotte. L'opera di chi ha provveduto al lavoro indispensabile perché le potessimo comprendere resta oscura, talvolta addirittura misconosciuta: non tutti menzionano il nome del traduttore accanto al titolo recensito."
Ora dalla mailing list Biblit, incentrata sulla traduzione letteraria, nasce l'iniziativa dei Cavalieri erranti della letteratura, che riprendono la definizione di Fruttero&Lucentini per chiedere un maggiore riconoscimento nei confronti di una figura troppo spesso trascurata.
[...] È importante che restiamo discreti, ma non vogliamo essere invisibili.
Al lettore generico può sfuggire, leggendo in italiano un libro non pensato nella sua lingua, che qualcuno deve pur avere dedicato qualche mese della sua vita a tradurre quelle pagine… Ma con gli «addetti ai lavori», con i critici, i recensori, i redattori di pagine culturali, i giornalisti, i conduttori di trasmissioni in cui a qualunque titolo si parli di libri, non ci sentiamo di essere altrettanto indulgenti. [...]
P.S.: non sfugga l'ironia del corsivo nel titolo: oggi in Italia la categoria dei traduttori è poco o punto tutelata e gratificata anche in campo tecnico e non solo in quello letterario.
L'altra mattina, un'esclamazione di Francesca (6 anni e mezzo) interrompe la sigla delle Fiabe sonore che stava ascoltando durante la prima colazione:
A mille ce n'è nel mio cuore di fiabe da narrar. Venite con me nel mio mondo fatato per sognar... Non serve l'ombrello, il cappottino rosso o la cartella bella per venir con me... basta un po' di fantasia (e di bontà).
"Io ne ho tantissima, vi prego, prendetemi!"
[l'ho spedito anche a Frasi storiche, che raccoglie esempi della "micidiale logica stringente dei bambini", "per pensare a come potrebbe essere il mondo se a comandare fossero loro"]
Cronache patavine / 2 (stralci di memorie del dieci maggio)
E venne il tempo dei distacchi. Sono tornato a Milano ieri sera, lasciando il Webbit a metà della presentazione di Mondo blog, il libro scritto da Eloisa (la pizia).
In realtà un pezzetto di me è rimasto là, negli sguardi e negli abbracci scambiati, nei sorrisi rivolti e ricevuti, nelle chiacchiere che hanno condito il piacere di vedersi o rivedersi, di scoprire ciò che già si sapeva: persone incontrate per la prima volta ci appaiono tutt'altro che sconosciute, con loro sentiamo di avere una confidenza e un'affinità spesso superiore a quella di tante frequentazioni della realtà ordinaria. Un pezzetto di me rimane dunque a smentire l'infelice definizione che ancora molti appiccicano alle nostre interrelazioni telematiche: l'aggettivo virtuale, abusato quanto distante dalla verità, la nostra verità esperienziale.
Quasi in diretta. Nemmeno 24 ore che sono qui, ma si sa che il tempo in trasferta vale doppio, come i gol nelle coppe europee. Essere accolti da una rana fatata rende bella perfino una stazione ferroviaria, e piacevole una semplice passeggiata tra luoghi comuni. Lasciandosi trasportare dalle strade e dall’amena conversazione affettuosamente amicale, i piedi ci hanno portati ad attraversare reliquiari di grande fama e dubbio gusto, ma anche a trovare l’incanto di chiostri che eludono il marketing simoniaco.
Alla zona fiere ci siamo diretti con l’animo dei turisti, ma soprattutto con la voglia di incontrare l’incarnazione di alcune frequentazioni telematiche. Entrata senza oneri grazie al pass scaricabile Qui(ntostato). Nel corridoio superiore, dove si allineano le “aule”, sono stato contento di rivedere Paolo, che come al solito sa unire cortesia e sagacia nelle sue spiegazioni tecniche, e salutare Antonio Montanaro, partenopeo in trasferta (“Ah, emigrante!”). Siamo quindi giunti all’appuntamento: il seminario di Strelnik. È stato bello abbracciare il sanguigno toscanaccio, coadiuvato nella sua relazione da colui che sacrifica il fegato alle parole, ovvero lo sciamano Arsenio. Oltre all’interesse dell’esposizione, valeva la pena esserci per lo sfizio impagabile di vedere dei “nick”, gli pseudonimi scelti per scrivere in rete, trasformarsi in persone e finalmente trovarsi di fronte Massimiliano, Davide, Manila, Monia... In aula la richiesta avanzata a tutti i presenti di rivelare nome e URL è stata accolta solo parzialmente e così abbiamo visto le facce di 5 del mattino (ignaro collega d'ufficio di Aglaja), Proserpina, Granbaol, KeyBrain, Comzine.
Lasciato il Webbit, con la magica ranocchietta ho raggiunto il centro, beandomi del brulichio preserale nelle tre bellissime piazze storiche di Padova. Sotto l’orologio della piazza dei Signori, un altro di quegli incontri magici, stavolta con la collega Anna Mioni, sottrattasi alle scadenze traduttorie per guidarci al Pilar, tempio dell’autentico spritz, l’aperitivo che da queste parti è un vero rituale e di cui racconterò in altra sede. Si è trattato di un momento di agnizioni, perché lei e la mia gentile accompagnatrice hanno scoperto di avere amicizie, mezze parentele umane e perfino canine in comune. Così abbiamo concluso la serata a cena e chiacchiere, finendo col rinunciare a raggiungere gli incontenibili Strelnik & co. per gli sprazzi finali di vita notturna.
Oggi in programma un altro giro turistico e nuova visita al Webbit, sperando di trovarci anche Roberto, Eloisa e gli altri… godrò gli attimi fuggenti prima di fuggire a Milano a prendermi cura dei cuccioli necessariamente affidati a me per la serata.
"Noi a Padova ci vogliamo andare, ma avremmo bisogno di qualcuno che ci metta a giorno, che ci spieghi... Rillo, parliamoci chiaramente, ma voi ci siete stato veramente al Webbit?"
Lo scorso anno ci andai in solitaria, ben sapendo che la sagra in generale mi avrebbe dato poco, non cercavo nulla in particolare, bensì volevo passare un paio di giorni a guardare 1.000 matti che guardavano un monitor come io faccio di solito tutto il giorno.
Arrivato lì, ho scoperto che il matto lì è considerato chi non guarda un monitor. Sicché mi sentivo stranino.
I seminari sono infiniti, ne ho visti due e mezzo, però, perché quasi subito ho incontrato amici che fino ad allora avevo solo conosciuto via rete, tranne un paio. E così è stato che più che parlare e passeggiare non abbiamo fatto.
Ho dormito di sfroso nello spazio dedicato a chi pernotta a webbit, grazie a una coppia di amici che mi ha lanciato il pass da dietro il muro di cinta e sono stato bene, là dentro, a cantare, suonare: sembrava di essere tornato in gita scolastica.
Tutto sommato è un bello stare, c'era pure la piscina, e la sera sicuramente si trova da fare fuori o dentro l'area: feste o concerti, locali o semplicemente stare in compagnia.
Io, per quanto riguarda il dormire, sto cercando ancora qualcuno che mi rilanci il pass dal muretto...
Ci vediamo lì sabato in mattinata, allora!
Nel frattempo, una segnalazione musicale geograficamente pertinente che mi arriva dalla collega Anna Mioni, anche lei geograficamente molto pertinente: Se volete andare a un bel concerto, ti segnalo i due dei DIVA, miei amici che suonano brit pop all'italiana
diva live ! per tutto il weekend...
venerdì 9 maggio @ American Bar, Torri di Quartesolo (VI), ore 23, free. A seguire: 80s shock! dj set con DjB: glam wave pop indie electro night.
sabato 10 maggio @ Jam Club, Mestre (VE), Pop Eye Festival con Fujiko, ore 23.
Attorno a una tavolata ci si rilassa, ci si lascia un po' andare: forse è grazie a questo che lì vengono spesso le idee migliori. Come questa, ripescata tra i commenti di Zu-ppa-zu-ppa--ppa:
Spettabile Marco, lo dico spesso anche all'amico Pietro. Ma quelle belle sgnacchere (noi a roma le abbiamo a tor di quinto), le mignotte insomma, ma nle conoscete su al Nord? Possibile che ci fate cascare sempre le palle con i vostri racconti di HorrorFemminile? A quello la moglie non gliela dà, a quell'altro l'amante gliela dà ma SOLO se lascia la moglie, a quell'altro ancora gliela dà la figlia del portinaio ma solo se la paga, TU ci'ai sempre le HorrorFighe.... E' stato istituito il Movimento der la difesa e la salvaguardia degli UOMINI lo sapevate? Mo' lo sapete. Si chiama DREAM. Fondatrici: Puntoeacapo, mariemarion, Mitì scrittora. NOI non ve le troviamo vergini, né pie vergini, né pie vergini mignotte. Ma grandi mignotte mentali, sensuali al punto giusto, grandi lavoratrici così non rompono i coglioni colle cene miliardarie dal messicano, "mamme" MAI per carità, un po' madri un po' figlie, traditrici di mestiere così gli sbavate addosso per tutta la vita, artiste della menzogna, seduttrici di talento, per niente fiduciose nel benchè minimo rapporto di coppia che duri oltre una settimana, intellettuali e sportive al tempo stesso, femministe MAI, casomai libere, senza burka mentale insomma. Le iscrizioni su RIDE SI SAPIS, terzo o quarto link sulla destra di PuntoeacapoBlog. Garanzia: sono tutte ex di Zu, circa tremila. Vedete di darvi una mossa, le iscrizioni si chiudono il 15 giugno a firenze BlogRage. UnaDonnaPerAmico
Toh, un endecasillabo! Così inizia un intervento sgarrupato, che avrà però la virtù della brevità e della sintesi temporale, proiettandosi in avanti ma senza dimenticare le ricorrenze. Come? Così:
L'anniversario dell'LSD non c'entra. È solo che abbiamo assistito allo spettacolo musicale dei Vrabcheta. A esibirsi sul palco del Barrio's Cafè, una nutrita rappresentanza dei "passerotti" di Sofia: una trentina di fanciulli, ragazzine e giovinetti tra i 7 e i 17 anni hanno proposto un varietà per bambini basato su un repertorio decisamente variegato, visto che comprendeva brani a cappella di stampo folkloristico (i miei preferiti nella circostanza) e un ampio ventaglio di successi internazionali (da I feel good a... Asereje!), per lo più reinterpretati in bulgaro.
Tutto era cominciato dalla trasmissione Crapapelata, che li ha invitati presso l'auditorium di Radio Popolare qui a Milano. Quella anticipazione ha talmente entusiasmato i nostri cuccioli da indurci al bis serale, con dispiegamento di coreografie e costumi più ricchi.
Irresistibili per simpatia (e aggiungerei anche per bellezza, se non temessi di sentir scattare le manette) non solo le donzellette sul palco, ma anche la regista Mariana, che mi ha fatto dono di un CD da cui spero un giorno di estrapolare una versione di James Brown o dei Creedence in bulgaro, da propinarvi prima o poi con la BSM.
Era il giorno dei traslochi nella Napoli antica (perché scadevano gli sfratti). Diventato modo di dire e menzionato nei testi di canzoni (da Armando Gill a Pino Daniele), ancora oggi è sinonimo di confusione, rivolgimenti... Che sia una giornata proficua per tutto ciò che desiderate cambi nella vostra vita.
Pedalare in bici con due pesi vivi su seggiolini anteriore e posteriore, scansare i pollini in volo, adeguarsi ai colori detestati che adornano il pallone di plastica occasionalmente a disposizione, mettersi a giocare a calcio con loro nel parco semideserto all'ora del desinare, per questo riuscire a cogliere polifonici cinguettii tra lo stormire di foglie stagionali ospitate da colossi lignei che in memoria conservano anche momenti sublimi condivisi alla loro ombra.
Estraniarsi da ciò che essenziale non è, godere di quanto drappeggia di vita il fluire del tempo, aprire ai prodigi del cuore la realtà circostante, apprezzare gli enormi suoi incanti e piccole magie.
Ripedalare al ritorno dopo lunga e intensa trattativa volta a domare i capricci dell'instancabile torello a un passo dai suoi tre anni, sentire la salita farsi discesa, come è normale che sia, ma come ci si dimentica accada sempre nel vivere, arrivare a destinazione.
E ora, nella parziale tranquillità delle sensazioni che approssimativamente si lasciano travasare in sillabe, rimirare da qui l'azione del vento, sapendo che qualora decidessi di uscire si porterebbe via lontano la mia anima in un soffio vitale.
Qualche giorno fa nei commenti a questa pagina si poteva leggere:
Insisto sul valore di gente oscura che non ha più ideologie in cui credere, né dèi che promettono un paradiso.
Gli eroi del quotidiano li chiamo.
Nessuno gli dice grazie, nessuno li sbatte in copertina.Per loro non c'è mai una tivvù.
Umilmente, oscurati, a volte dileggiati loro continuano a lavorare per cambiare in meglio questa società imputridita, al tramonto della sua civiltà.
Si chiama gente che lavora Zu, i nuovi eroi del quotidiano.
Ringraziamo anche loro, ogni tanto. bea
Cosa buona e giusta è ricordarsi di chi non sta mai sotto le luci della ribalta e deve accontentarsi di un flash quando ci rimane secco.
Cosa utile in prospettiva è ricordarsi di chi ambirebbe a uscire dalla precarietà.
Cosa indispensabile è non dimenticare il sogno di una internazionale futura umanità, perché l'utopia serve: anche se non possiamo andarci, guardare alle stelle ci aiuta a elevarci.
Qui la colonna sonora, da scaricare nella versione preferita (io ho nelle orecchie quella riscritta da Billy Bragg).